« Chi dice la gente che io sia.
La gente chi dice che sia « il Figlio dell’uomo ».
Quando Gesù pose questa domanda, non provocò solo molte risposte, ma sopprattutto sollevò molti interrogativi.
- Non era una banale curiosità, la sua.
- E neppure solo desiderio di sapere se era capito: lui stesso, la sua missione.
- Penso che fosse un invito a posizionarsi, a confrontarsi con lui.
Se una ragazza chiede al ragazzo « che cosa dici di me ?»
non é per sentirsi dire «sei la figlia del panettiere », oppure « sei del liceo Buniva ».
ma vuole costringere il ragazzo a dichiararsi, a prendere una posizione concreta nei suoi confronti.
La domanda di Gesù non era teoria : voleva conoscere, e far conoscere la posizione degli altri nei suoi confronti; una necessità, la sua.
Voleva costringere gli altri uomini
a guardarlo in faccia, e
a pronunciarsi, collocarsi davanti a lui .
Lo capì molto bene, un giorno, il diavolo, che tagliò corto e gli disse : « che c’é tra te e me ? » :
non metterti sulla mia strada, lasciami in pace.
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E’ illuminante questo episodio del Vangelo, per noi che camminiamo sulle strade del mondo di oggi.
Mentre camminiamo…, il Brasile, l’Africa, l’India, questo «figlio dell’uomo», ci interroga « che cosa dice la gente che io sia ?... » .
Mese missionario, giornata missionaria: sono una buona occasione per fare il punto.
Per altri l’Africa é un paese esotico, attraente, una mèta per le vacanze.
Per altri , una realtà che turba e suscita compassione.
Per altri , un’occasione, un invito, un impegno alla solidarietà…
E per noi ?
E’ un po’ di tutto questo, ma anche molto di più !
E’ un urgente messaggio di Dio : il messaggero, « l’inviato di Dio », la Sua voce.
Abbiamo mille ragioni per affermare questo.
Io che mi trovo in Africa da 40 anni, ma ritorno spesso in Italia, non ho dubbi per affermare che il cosidetto 3° mondo non é uno dei tanti profeti, uno dei tanti problemi, uno dei tanti richiami.
Ma é l’occasione ! da non perdere. Un confronto necessario e vitale.
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America Latina, Brasile, Africa, India, Congo…
Che dice la gente… ?
E voi che dite … ?
Interrogativi che provocano tante risposte, tentativi di risposte.
Molte di esse smuovono, coinvolgono, placano un po’ la coscienza ;
ma non ci soddisfano !
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In passato quando parlavamo di MISSIONI, giornata missionaria, missionari…, era chiaro quel che si intendeva.
- paesi da evangelizzare, pagani da convertire da battezzare
- formare e sostenere catechisti, clero locale, santa infanzia
- costruire chiese, scuole, ospedali
si pregava e si raccoglievano aiuti per questo.
Oggi si sente parlare di
- pozzi, mulini, opere di sviluppo
- solidarietà, condivisione, giustizia…
- senza peraltro escludere compleamente gli altri messaggi.
e si raccoglie ancora.
In passato i « missionari » erano quelli della Consolata, era d.Tron, d. Rossetto, d.Bessone, …
Oggi invece d. Aldo, d. Luigi, e un po’ tutti mi dicono : « è più missione qua da me che là da te… », e non hanno tutti i torti.
Senza pretendere di esaurire il problema, penso sia giusto fare un po’ di chiarezza anche nelle parole che usiamo, per non restare nel vago o nell’ambiguo.
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I problemi in questione sono due :
1- MISSIONE,
l’ annuncio del Vangelo a chi non lo conosce ancora o non lo conosce più :
pastorale, catechesi…
Su questo tema, é vero, tra Pinerolo e Muhanga e Cicero Dantas non c’é distinzione sostanziale, siamo quasi sullo stesso piano.
Questo obiettivo lo condividiamo con l’ufficio di Catechesi, Pastorale…
2- PAESI POVERI, o meglio, IMPOVERITI
il nostro rapporto con l’Africa, il Brasile, l’India…
Su questo tema abbiamo molto da dire, e da fare..
E’ questo l’obiettivo specifico dell’ ufficio missionario, della giornata missionaria,…
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Tanti pensieri, tante riflessioni.
Oggi ci accorgiamo meglio che il mondo che abitiamo é unico, lo abitiamo insieme.
Abitiamo una casa comune .
Questo nostro mondo non é neppure un condominio, ma un unico alloggio.
Bangladesh, Argentina, Mali, Congo : camere diverse ma comunicanti tra loro.
Spostarsi da una camera all’altra non é un problema, e non é neppure un problema prendere una sedia di qua e metterla di là.
Lo si fa tutti i giorni e sotto gli occhi di tutti.
Ciò che accade in una stanza si ripercuote nell’altra.
Se uno fa il prepotente, l’altro lascia cader le braccia.
Porte che si aprono in un senso e non nell’altro…
E così via, con mille altre esemplificazioni.
E’ evidente che se mi occupo unicamente di una stanza e vi ammucchio tutto ciò che mi viene sotto mano,… l’altra stanza si svuota.
Non c’é alternativa.
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Un movimento che produce molta ricchezza, necessariamente genera poverta’ altrove.
Due facce della stessa medaglia.
Questo meccanismo non nasce oggi ; oggi forse lo vediamo meglio in faccia.
Prima si parlava di : - conquiste, scoperta dell’America o di chissàcosa..
poi si parlò di - colonizzazione, civilizzazione…
infine si parla di - mondializzazione, economia mondiale…
Ma la dinamica é la stessa, e gli stessi sono i frutti :
ricchezza e benessere per gli uni,
morte e povertà per altri
oro, spezie,… petrolio, coltan,…per gli uni
guerre, insicurezze per gli altri
Alcuni lo vedono, ne son coscienti.
Ad altri interessa tener nascosto.
Altri, …troppi ! non se ne accorgono, e non se ne preoccupano più di tanto.
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In una serata dedicata all’Africa, a Pinerolo, parlavamo di povertà-miseria, ingiustizie, sottosviluppo ; parlavamo della guerra nostra nel Kivu, costruita apposta per facilitare la fuga di coltan, oro, legname…
Un amico, senza polemica ma molto convinto, mi disse :
« Non credere che qua non abbiamo problemi altrettanto gravi : i barboni, disoccupazione dei giovani, gente che non ce la fa ad arrivare a fine mese… »
Era come dire: come possiamo caricarci di altro?
Cercai di rispondere, ma non so se fui convincente.
Se io ho una mano in cancrena che mi tormenta e mi fa soffrire, é normale che mi concentri su di essa ; ma se nel frattempo mi accorgo che pure una gamba é in cancrena…. ?
Sarebbe sciocco dire « ho già la mano…. ; non ho tempo per… »
E’ triste, é tragico, é un problema che va al di là delle mie forze…
Ma questo é il mondo che ci siamo fatti ; o forse son altri che ce lo han fatto.
Ma noi ci siamo dentro, tutti !
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Ma c’é pure l’altro volto.
I primi anni che ero in Africa chiedevo aiuti, e me li davano ; ora é da anni che non chiedo nulla, nonostante le grandi necessità, ed anche i progetti. Sono veramente tanti gli amici che mi cercano, ed anche gente che appena mi conosce ; ci tengono a mettermi in mano dei soldi. Vogliono unirsi, vogliono partecipare.
In Italia é aumentata molto la sensibilità, la generosità : tantissimo !
Più che in passato.
Tanta gente non vuole restare assente alla costruzione di un altro mondo.
Paolo, direttore al neurologico, é venuto in Africa: a partire da quel giorno la sua passione diventa il passare nelle scuole per raccontare , far conoscere…
Lia, professoressa di ginnastica in pensione: non si ferma, coinvolge le colleghe, insegnanti di geografia, di storia, ragazzi delle scuole superiori… Su questo non si va in pensione.
Lella, e Patrizia: é tutto l’Istituto scolastico « Lidia Poet », che ormai da una dozzina d’anni si prende in carico la scuola elementare di un intero villaggio, in Africa, e paga la totalità della retta scolastica. Ragazzi di scuola che si prendono per mano verso un futuro diverso.
Non c’é più il mese missionario : tutto l’anno diventa missionario.
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Qualche anno fa in una scuola media del pinerolese, parlavamo di tutti questi problemi: paesi impoveriti, fame, ingiustizie, benessere ;
dopo un po’ un ragazzino si alzò e senza nascondere la collera che aveva dentro, gridò :
« Ma perché queste cose non ce le dicono ? ».
Santa collera !
Giovanni padiri